Ormai quasi tutti sappiamo cosa si intende con il concetto di cloud computing.
Per i più smemorati, vi rinfreschiamo rapidamente la memoria: si tratta della modalità di erogazione di alcuni servizi – come l’archiviazione, l’elaborazione o la trasmissione di dati – che avviene tramite Internet e su richiesta dell’utente. Una tecnologia relativamente recente, ma ormai di dominio pubblico anche per le aziende a minor coefficente tecnico. Beh il cloud potrebbe essere ben presto rimpiazzato da un’altra tecnologia…
Infatti i principali di servizi Public cloud stanno cominciando a studiare con sempre maggior interesse a una nuova modalità di erogazione di servizi che potrebbe essere la naturale evoluzione del Cloud: l’edge computing. Questa nuova tecnologia dovrebbe permettere di velocizzare ulteriormente l’erogazione e l’accesso alle varie applicazioni, e contestualmente, ridurre drasticamente la quantità di banda dati utilizzata per accedere e fornire i servizi. Portando quindi vantaggi rilevanti sia lato utente che provider.
Quindi che cos’è l’edge computing
Per meglio comprendere cos’è l’edge computing ci converrà partire dalle differenze che contraddisguono edge e cloud computing. Se infatti le loro funzionalità e i loro “obiettivi” sono pressoche sovrapposti e, da un punto di vista teorico, potrebbero essere utilizzate l’una al posto dell’altra. La grande differenza sta nella “distanza” che separa il provider e il fruitore finale dei servizi. Mentre il cloud viene erogato in maniera centralizzata attraverso vari data center distanti centinaia e centinaia di chilometri dall’utente, l’edge computing è una tecnologia che possiamo definire: di “prossimità” (sul bordo, come suggerisce anche il nome), che consente di erogare servizi Internet analoghi al paradigma cloud, ma a distanze fisiche di gran lunga inferiori.
L’edge computing, quindi, è una modalità di erogazione di servizi analoghi a quelli più conosciuti del cloud computing, ma con potenza di elaborazione decentrata e quindi posta nelle vicinanze di chi fruisce il servizio. Anziché affidarsi a grandi datacenter sparsi per il globo, le richieste dell’edge computing sono eseguite da dispositivi IoT decentralizzati, molto più vicini alla fonte dei dati o della richiesta. Attenzione, ciò non vuol dire che il cloud è destinato a scomparire: semplicemente il cloud si sta evolvendo avvicinandosi sempre di più alla fonte dei dati.
A cosa serve l’edge computing
Con l’edge computing il flusso dati dal client degli utenti al provider dei servizi (e viceversa) subisce una rilevante accelerazione. L’elaborazione delle informazioni, infatti, avviene in real time e senza ritardi dettati dalla latenza che, anche se ridotta, è invece presente anche nelle più recenti applicazioni del cloud computing. Si tratta di funzionalità che possono tornare utili nelle situazioni più disparate, ma soprattutto quando trattiamo tematiche IoT, o comunque ad alto coefficente di responsivness: si pensi, ad esempio, alle auto a guida autonoma, dove un ritardo anche minimo nell’elaborazione dei dati rilevati dai vari sensori del mezzo può fare la differenza tra un incidente o un viaggio tranquillo e senza problemi.
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